È giunta notizia che il vescovo Pietro Brollo ha concluso il suo pellegrinaggio terreno, dopo alcune settimane in cui la sua situazione precaria di salute si è aggravata, rendendo necessaria la degenza ospedaliera e infine ritornando nella sua terra d’origine, a Tolmezzo, con la vicinanza dei suoi familiari. L’amore di vita e di ministero, la salda fede, la nobiltà del tratto, la gentilezza dei rapporti che intratteneva sono vivi nel cuore delle comunità parrocchiali della sua e nostra Chiesa di Belluno Feltre. Restiamo nella preghiera in questo avvento dell’incontro con il Signore della storia. Comunicheremo appena possibile giorno e data delle Esequie nella diocesi di Udine, di cui era arcivescovo emerito, e, poi, del ricordo che faremo qui nella nostra Diocesi.
+ Renato, vescovo
I funerali si terranno sabato 7 dicembre.
Il sorriso di mons. Brollo
Sentire il nome del vescovo Pietro Brollo, nostro pastore dal 1995 al 2000, è subito evocare un volto sorridente, perennemente atteggiato ad un sorriso aperto, cordiale, forse timido, mai forzato. E davanti all’immagine buona che ritorna davanti agli occhi è inevitabile, a distanza di anni, interrogarsi sul segreto di quel sorriso. Che non fosse superficiale lo si capiva subito. L’umanità del Vescovo era infatti ben solida. L’intelligenza penetrava gli avvenimenti ed era capace di diagnosi precise. Presto aveva colto con un certo stupore che il nostro male stava tutto nelle profonde divisioni, che riscontrava radicate tra vallate, presenti nella società civile e pure nella Chiesa bellunese e feltrina. La volontà era tenace e, anche se nella sua azione pastorale aveva preso il passo lento del montanaro, sapeva dove avrebbe voluto condurci. Il progetto del Sinodo diocesano doveva essere lo strumento per condividere un cammino nuovo. Metteva serietà in tutto, anche nel praticare lo sci con autentica passione sportiva. Dunque si può ben dire che ci deve essere una sorgente nascosta per quel sorriso che ha dato speranza a tante persone. Il Vangelo ce ne suggerisce l’origine quando proclama: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». I miti: coloro che non praticano il possesso né di cose né di persone né di avvenimenti. Non pretendono che la realtà sia quale la pensano o la desiderano loro. Piuttosto l’accettano con rispetto, vogliono conoscerla, la amano; poi l’accompagnano sapientemente, con grande pazienza. Appunto, sorridendo. Cercando una definizione del vescovo Pietro, si arriva vicini al vero dicendo che aveva la stoffa dell’educatore che sa mettersi accanto per trarre fuori il bene nascosto in uomini e situazioni. Confidava di essere stato lui pure ri-educato dai terremotati quando, dopo il terremoto che aveva semidistrutto il Friuli nel 1976, a Gemona aveva condiviso per quattro anni la vita nei prefabbricati, gomito a gomito con la sua agente. «Erediteranno la terra» potrebbe essere tradotto con un’altra espressione: «Saranno amati». Vedranno cadere muri, sciogliersi diffidenze, aprirsi la fiducia. Parlando dei cinque anni di ministero episcopale a Belluno-Feltre come di un sogno, forse mons. Brollo rileggeva così la sua esperienza tra noi.
don Luigi Del Favero
Il Vescovo della mia ordinazione
«Abbiamo il vescovo nuovo! ed entrerà per la Mauria, dal Cadore!». L’arrivo di Mons. Pietro Brollo fu un evento memorabile. Il corteo delle auto che scendeva dal Passo della Mauria, era salutato dalle campane di tutto il Cadore. Non contemporaneamente, ma di monte in monte, di valle in valle. Suono di campane che si ripeterà di nuovo per accogliere papa Giovanni Paolo II a Pieve, salutato e accolto proprio da mons. Brollo. Ripetevamo spesso, noi del Cadore, che il vescovo Pietro era il “nostro” vescovo. Un largo sorriso, un accento familiare, uno sguardo azzurro e profondo, attento e acuto, le mani grandi sempre aperte per stringere altre mani, accarezzare teste di bambini, battere sulle spalle forti dei giovani o consolare spalle curvate dagli anni e dalle fatiche. Sì, ci siamo sentiti amati, compresi, incoraggiati. Un’iniezione di fiducia nelle nostre capacità, comprensivo verso il nostro essere schivi e riservati. L’immagine del Pastore buono, con il sorriso largo e le braccia aperte e le mani protese all’accoglienza. Ecco come desidero ricordare il Vescovo della mia ordinazione, abbraccio sincero e parole buone. Dio ricompensi chi lo ha servito con dedizione e ci ha amati con cuore grande.
don Vito De Vido